Inflazione, un presunto mostro per le Banche centrali ?

Come viene misurata l'inflazione

L'inflazione è misurata dalle variazioni mensili dei prezzi nel paniere tipico di beni e servizi consumati dai consumatori.
Le principali categorie di spesa dei consumatori sono l'alloggio, i trasporti, il cibo, l'assistenza medica, lo svago, l'abbigliamento, l'istruzione/comunicazione, e altri beni o servizi. Sebbene vi sia una varietà di misure ai fini del calcolo dell'inflazione, le variazioni dei prezzi di questo paniere sono note come indice dei prezzi al consumo (o variazioni dell'IPC - USA). 

Inflazione "Principale" rispetto a quella "Core"

L'inflazione complessiva si riferisce alla variazione di prezzo di tutte le voci del paniere. Negli USA, ad aprile 2021, i prezzi erano al 16,2% rispetto ai prezzi di aprile '20, che hanno coinciso con l'inizio della pandemia. Molte piccole imprese stavano chiudendo; abbiamo trascorso molto più tempo in casa. Con una minore domanda di gas, i prezzi dell'energia sono diminuiti. Da quella base eccezionalmente bassa, i prezzi dell'energia sono rimbalzati fortemente, in aumento di circa il 25%. 
L'inflazione di fondo si adegua a due categorie tipicamente volatili: l'energia e i prodotti alimentari. Nell'ultimo anno, i costi alimentari sono aumentati al tasso più modesto del 2,4%. Eliminando queste due categorie, il tasso di inflazione di base è al 3%, molto inferiore al tasso nominale, (ma comunque relativamente elevato).

Rammentiamo poi, che il mandato della Federal Reserve è quello di promuovere condizioni economiche che raggiungano prezzi stabili, o un'inflazione di circa il 2% all'anno (insieme a tassi di interesse moderati a lungo termine, e occupazione massima). Negli ultimi tre decenni abbiamo assistito ad una stabilità dei prezzi ideale: dal 1992 l'inflazione è stata in media del 2,2% annuo.

Non è un caso se la maggior parte delle volte gli investitori si aspettavano che l'inflazione fosse compresa tra l'1,5% e il 2,5%, non lontano da quello che la Federal Reserve si era prefissata come obiettivo per la stabilità dei prezzi. Solo occasionalmente il tasso ha superato il 2,5%. Storicamente, il tasso medio effettivo di inflazione annuale dal 1914, è stato del 3,2%. Durante la crisi finanziaria del 2008-2009 e di nuovo durante la pandemia del 2020, con la minaccia di gravi recessioni, l'inflazione attesa è crollata quasi a 0. Tuttavia, nell'ultimo anno, come nel 2009, abbiamo visto una salita costante. Ed è quella tendenza che sembra preoccupante: stiamo semplicemente tornando alla normalità, o le aspettative di inflazione continueranno ad aumentare ?

Perché l'inflazione è importante per il mercato

Abbiamo già visto che l'inflazione è importante perché crea incertezza, in particolare per le aziende che cercano di investire e per i dipendenti che considerano le richieste salariali. Ecco altri motivi per cui l'inflazione è importante, e perché ci dobbiamo prestare attenzione:

  • L'inflazione ha un impatto sul nostro tenore di vita. Se il nostro reddito e i nostri investimenti non aumentano al tasso di inflazione, allora è come se ci trovamo di fronte ad un aumento della tassazione. Potremmo essere costretti a razionare e prendere decisioni di spesa difficili (con un tasso di inflazione annuo del 4%, i prezzi raddoppieranno in circa 18 anni).
  • Mentre su lunghi orizzonti i rendimenti azionari tendono a fornire rendimenti reali ben superiori all'inflazione, nel breve termine i prezzi delle azioni tendono a reagire negativamente all'aumento dell'inflazione. L'intuizione è che i prezzi delle azioni riflettano il valore scontato dei flussi di cassa previsti, e dunque quando il tasso di sconto aumenta perché gli investitori richiedono rendimenti nominali più elevati con un'inflazione più elevata, i prezzi delle azioni diminuiscono (questo è ciò che abbiamo visto proprio recentemente).
  • L'inflazione danneggia anche i prezzi delle obbligazioni, in modo più diretto. I loro prezzi sono inversamente correlati ai rendimenti o ai tassi di interesse. L'aumento dell'inflazione va di pari passo con rendimenti più elevati, abbassando i prezzi (ancora una volta, questa è stata l'esperienza recente).
  • L'inflazione crea vincitori e perdenti, in particolare se sei un mutuatario o un prestatore (ciò include chiunque acquisti obbligazioni). Immagina che qualcuno accetti di prestarti 10,000 Euro per 5 anni a un tasso del 5%, riflettendo sia la rischiosità di prestarti denaro (diciamo un premio di rischio del 3%) che l'inflazione prevista (ipotesi al 2%). Se l'inflazione annuale effettiva nei prossimi 5 anni sarà del 4%, allora sarai un vincitore, e il prestatore un perdente. Infatti, il premio di rischio effettivo è solo dell'1%.
  • Se l'inflazione attesa più elevata si insedia, esiste il rischio, che l'inflazione sfugga al controllo. In tal caso parliamo di: Iperinflazione. Con un'inflazione del 3% come nel secolo scorso, i prezzi raddoppiano in circa 24 anni. Uno dei casi peggiori di iperinflazione si è verificato nello Zimbabwe nel 2008, quando i prezzi raddoppiavano, in media, ogni 24 ore (!).

Cosa possiamo fare per combattere l'inflazione ?

Or bene, valuta e cerca investimenti che tendano a preservare il loro valore rispetto all'inflazione. L'oro è stato storicamente visto come una copertura a lungo termine contro l'inflazione. Altre materie prime tendono a fare "bene" rispetto all'inflazione. Ciò può significare empiricamente di rivolgersi ai contratti future, piuttosto che possedere le materie prime concretamente. Anche gli immobili sono stati visti storicamente come una copertura ed un contrasto perentorio all'inflazione; ma oggi, occorre un palese avvertimento in quanto non è escluso che in futuro si ripresenti un'interruzione sia nel commercio al dettaglio che negli immobili commerciali proprio a seguito di corto circuiti del mercato per colpa di crisi contingenti a: pandemie, shock petroliferi, tensioni tra Stati o altro. Inoltre, poiché i prezzi delle obbligazioni a lungo termine reagiscono in modo molto più negativo all'aumento dell'inflazione e dei rendimenti, se si prevede di detenere obbligazioni, occorrerà abbreviare la durata di tali obbligazioni (duration). Infine, abbiamo più volte citato o scritto delle cryptovalute e del fatto che alcune di esse abbiano, al contrario della valuta FIAT, proprio la caratteristica di essere un asset scarso di tipo disinflattivo (tendente alla deflazione). Non è azzardato poter affermare che le criptovalute diventeranno una copertura, ed uno scudo, nei confronti dell'inflazione.
Tipicamente, la deflazione si ha quando la produzione, o offerta di nuove unità monetarie è tale da non soddisfare la domanda, o quando l’inflazione monetaria va a zero. Bitcoin ha inflazione controllata: l’ultimo satoshi verrà rilasciato all'incirca nel 2.140.
Quindi i casi sono due: o diventerà deflattivo quando l’inflazione avrà fatto il suo corso, dopo il blocco 6.930.000 nel quale il subsidy del minatore sarà pari a zero, e quest’ultimo guadagnerà solo mining fee; o quando l’offerta di moneta sarà inferiore alla domanda. Siamo oggi ben lontani da entrambe le ipotesi.
Tuttavia, per entrambe le casistiche, i problemi derivanti da un asset monetario deflattivo sull’economia reale verrebbero limitati, se non addirittura evitati, da una caratteristica unica del Protocollo Bitcoin: la divisibilità (o frazionamento) tendente all'infinito dell'Asset bitcoin in essere.
Infatti, il più grande problema causato dalla deflazione, non è il teorico blocco dei consumi, in un sistema basato esclusivamente sul modello IS-LM di matrice Keynesiana, non realistico, se si segue il modello Austriaco basato su un sistema monetario Hard Money, bensì la mancanza (o scarsità) di liquidità.
Sappiamo che al riguardo di Bitcoin, al contrario, la possibilità di frazionare le unità di valore fino a 8 cifre decimali onchain (chiamati Satoshi), e fino a n cifre decimali su second Layer (dove n è un numero tendente a infinito) fa sì che la liquidità non sia di fatto un problema.
La peculiarità che Bitcoin sia disinflattivo ci permette di esplorare l'eventualità di utilizzare un sistema monetario totalmente nuovo, basato su scarsità e conseguente riserva di valore, prevedibilità dell’inflazione monetaria (data dagli halving - ogni 4 anni -, e dal difficulty adjustment), e frazionabilità teoricamente infinita.

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